Per motivi di famiglia, frequento da anni Casaprota, avendo occasione di osservare e sperimentare le proposte di ristoratori, pizzaioli e cuochi, nativi della zona o no, che si propongono sul... read more territorio.
Su Tripadvisor, la Maisonnette mi era sempre comparsa come il numero 1, con la sua formula di home restaurant per piccoli gruppi di persone, ma non avevo mai avuto modo di sperimentarla.
L'occasione si è finalmente presentata sul finire di questa strana estate, in un giorno infrasettimanale, un momento morto dal punto di vista della villeggiatura in zona. Abitualmente, infatti, pizzerie, agriturismi e altre forme di ristorazione aprono al pubblico nel weekend, riservando eventuali eccezioni ai clienti residenti. In questo frangente, mentre passavo alcuni giorni con una cara amica in Sabina, ho finalmente conosciuto lo chef Francesco, che ha ideato e realizzato nella propria dimora storica quest'autentico gioiellino. La cifra del posto è la personalizzazione dell’esperienza. Quando ho contattato Francesco, ho quindi cominciato a sciorinare le diverse (alcune inusuali) peculiarità della serata: dall’assenza di zuccheri di ogni tipo nel mio dolce al desiderio di avere piatti gustosi, anche sperimentali, ma con abbinamenti non troppo arditi per la mia amica, a sua volta cuoca esperta e di grandi capacità, basati su materie prime di terra. Una volta stabiliti i limiti, ho lasciato carta bianca allo chef.
Ne è venuta fuori un’esperienza veramente memorabile. Abbiamo cominciato la serata guidate da Francesco in una passeggiata sotto il cielo stellato per il borgo medievale di Casaprota, che conoscevo ma non così nel dettaglio e che era una novità assoluta per la mia amica. Il panorama dei colli e dei borghi circostanti è meraviglioso.
Abbiamo poi raggiunto il palazzetto antico in cui lo chef abita e offre il suo servizio di home restaurant. L’ambiente è raccolto e accogliente e ha una grande finestra che affaccia sul borgo, fornendo all’occorrenza un gradito riscontro di aria con la porta di ingresso. Per l’occasione, il tavolo da sei posti e l’intorno erano illuminati a lume di candela, mentre una musica soffusa completava l’atmosfera.
E veniamo alla cena, protagonista della recensione, che è cominciata con un antipasto di affettati, salumi e formaggi vaccini e misto pecora del territorio, con alcune incursioni in altre regioni italiane (dalla Calabria per alcuni formaggi al Piemonte per un assaggio di frittata al forno sempre al formaggio). Da segnalare tra gli altri la salsiccia di fegato e la bruschetta con il ciauscolo caldo proveniente da Amatrice. Il tutto era accompagnato da una selezione di diversi pani, insalata e pomodori pachino e annaffiato da un vino rosato del territorio.
Per primo, abbiamo apprezzato uno spaghetto di grani locali alla cacio e pepe, zucchine e fiori di zucca con aroma di menta, come secondo cacciatora di pollo e coniglio (il clima ancora caldo ha fatto sì che la carne ovina usualmente parte della ricetta non fosse inclusa) e, dulcis in fundo, il tiramisù artigianale, fiore all’occhiello dello chef. Nel mio caso specifico, è stato possibile averne una versione senza zuccheri aggiunti (stevia al posto del glucosio e biscotti senza zucchero al posto dei pavesini o savoiardi), che ho veramente gradito, insieme a una grappa locale che ha chiuso in bellezza la serata.
